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Nessuno resti fuori: a Matera il valore, capitale, dello spazio del teatro

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Abbiamo preso parte all’edizione di cambiamento di Nessuno resti fuori Festival di teatro, città e persone organizzato da IAC Centro Arti Integrate di Matera. Quest’anno è nata infatti l’associazione di promozione sociale NRS che si è occupata di formare la direzione artistica partecipata del festival. Il racconto delle giornate e una riflessione attorno all’assemblea A chi serve un teatro?

Tornare a Matera dopo esserci stati l’ultima volta durante l’occasione della Capitale della Cultura significa avere conferma che quella enorme, ricca, burocratica sovrastruttura costruita tre anni fa non è stata che un’opportunità, passeggera. Soprattutto dopo il lockdown – periodo nel quale i contatti con le compagnie del territorio sono stati comunque mantenuti per osservazione, monitoraggio e partecipazione alle loro azioni – è palese, quasi una conferma, che chi ha sempre lavorato in un luogo non ha bisogno degli “eventifici”, come dicono coloro che sono stati travolti da quell’opulenza, non necessita dell’attenzione mediatica, non gli interessano quegli indotti di finanziamenti. Solo una cosa teme di non avere, o di perdere, perché quella sarebbe la vera penuria, e cioè che questi momenti di clamore possano lasciare il deserto una volta passati, che di quell’operato precedente non resti nulla, come un carrozzone da circo che tolta la tenda lascia il vuoto. E il vuoto allontana ai margini e contribuisce, dopo i fasti, ad arrestare delle sane e generose pratiche che a lungo e a fatica si sono costruite con la pazienza del tempo, della cura per le relazioni, con poche finanze ma molte persone ad arricchire i processi organizzativi, le scelte artistiche, ad alimentare quotidianamente il coinvolgimento.

Nessuno resti fuori Festival di teatro, città e persone non poteva che sintetizzare la sua azione nel titolo, in cui si ribadisce l’apertura inclusiva a tutto, tutte e tutti, all’ambiente circostante che viviamo, nella sua fusione di esseri che lo abitano, e anche respingono talvolta. Questa edizione 2022 segna l’inizio di un biennio in cui la festa ideata da IAC Centro di Arti Integrate diretto da Andrea Santantonio e Nadia Casamassima vivrà negli spazi del quartiere Lanera di Matera, fondato all’indomani degli anni Cinquanta quando fu emanata la legge speciale per lo spopolamento dei sassi. È il settimo anno di attività della compagnia nei quartieri, edizione speciale che vede inoltre la costituzione dell’Associazione di promozione sociale Nessuno Resti Fuori, che riunisce insieme un gruppo di giovani tra ragazze e ragazzi protagonisti della direzione artistica partecipata di IAC, che è tra i soggetti di Risonanze – network per la tutela del teatro under 30.

Nel fruire degli eventi culturali, specie quelli dediti alla sperimentazione, capita spesso di domandarsi chi sono coloro che non possono, o anche non vogliono accedervi, come è solito anche interrogarsi circa la questione se debbano questi essere seguiti dal maggior numero di persone possibile, oppure restare una scelta di alcuni e alcune; e se proprio tra gli obiettivi dell’Agenda 2030 troviamo come principali quelli relativi alle politiche di inclusività, ecco che Nessuno resti fuori si presenta come un luogo, non fisico, tantomeno ascrivibile allo spazio teatrale convenzionale, in cui chiunque può accedere, partecipare, empatizzare col gesto artistico e la comunità che lo completa perché è lì intenta a riceverlo. Basti ricordare che nel programma della settimana c’è una nota informativa determinante: «i biglietti per la visione degli spettacoli hanno un costo di 5 euro, ma se non puoi permettertelo, puoi guardare comunque lo spettacolo». Non solo spettacoli però, perché l’intento di coinvolgere tutte le fasce d’età si esplica anche nell’offerta di tre laboratori di formazione rivolti alle ragazze e ai ragazzi, che si svolgono prima e/o durante il festival per poi presentare le restituzioni nelle due serate finali. Quest’anno sono stati programmati Fogli bianchi, percorso incentrato sulla scrittura e vocalità rap a cura di Lanfranco “Moder” Vicari e KD-One (età 12+); Il poeta, il folle, l’innamorato di Trerrote Teatro di Nicola Laieta e Francesco Punzo (età 12-30) e Narrenschiff (la Nave dei folli) Inevitabili legami diretto da Malmand Teatro, Francesco Zaccaro, Marta Franceschelli e Ivano Picciallo (età 18+). Zaccaro, all’ultimo momento e per offrire uno spettacolo durante la penultima serata del festival poiché quello della Piccola Compagnia Dammacco Spezzato è il cuore della bellezza è saltato causa Covid, ha presentato il suo irriverente e drammatico Sembra Amleto, la tragedia filiale impersonata con il fare grottesco e popolare del Bardo e screziata coi toni della carnalità napoletana.

Nell’aver avuto accesso alle “lezioni” pomeridiane in cui si provavano le azioni sceniche create durante i laboratori e condividendo il pranzo tutti e tutte insieme, si percepisce nettamente l’affiatamento creatosi e la voglia poi di condividere la sera quanto realizzato con la platea di genitori o amici o semplicemente abitanti del posto. In questa sinestesia di pensiero, gesto, amicizia e rispetto i gruppi – in alcuni di loro è ravvisabile la trasmissione delle pratiche della Non scuola del Teatro delle Albe – incarnano la risposta alla domanda: a chi serve un teatro? Soprattutto se questi stessi esiti sono presentati nell’anfiteatro delle Tamerici, adiacente al parco, che dopo anni di incuria è stato ripulito dalle ragazze e ragazzi insieme al comitato cittadino di quartiere per sistemarlo e adibirlo alla scena del festival.

All’interrogativo, apparentemente innocuo, ma difficilissimo e quindi facile da eludere, non hanno saputo affatto rispondere le istituzioni invitate all’assemblea pubblica tenutasi l’ultimo giorno del festival dal titolo, già anticipato, A chi serve un teatro? che ha rappresentato un momento collettivo per riflettere sulla mancanza di un teatro nella città di Matera nella quale, a differenza dello stato attuale delle cose, ce ne sarebbero addirittura sette, e tutti chiusi. Come è stato altrettanto arduo il compito di far comprendere, in particolar modo al sindaco di Matera Domenico Bennardi e al consigliere regionale Roberto Cifarielli quanto non sia necessario l’edificio teatrale in sé, come sottolineato più volte dagli organizzatori Andrea e Nadia, ma fondamentale e strutturale è invece offrire la possibilità di facilitare l’attivazione di pratiche sociali e territoriali per i quartieri, che non siano abbandonati ma presidiati costantemente per il miglioramento della qualità della vita delle nuove generazioni e di quelle anziane. Riflessione ampliata e arricchita dall’intervento di Stefania Marrone da Manfredonia che ha raccontato con pacato ma deciso zelo il valore politico, consolidatosi negli anni e quindi ora capillare, della sua compagnia Teatro Bottega degli Apocrifi. Non possiamo poi non citare la rabbia, in risposta alla distanza dimostrata delle istituzioni, di uno degli aderenti al comitato di quartiere che in conclusione dell’Assemblea, e purtroppo quando il sindaco era andato via per un altro impegno, ha richiesto, nuovamente a quanto pare, un protocollo di gestione per gli spazi del parco e dell’anfiteatro da destinare al comitato, senza che ci sia la lenta, fallibile, intercessione del comune.

Nell’attesa che vengano diffusi i bandi del comune di Matera sulle attività culturali estive (in ritardo e vitali per il festival), che la Regione comunichi i risultati sul 2021 (IAC è riconosciuta dalla legge regionale come compagnia di produzione) e che il Ministero pubblichi i risultati FUS 2021 (nel quale la compagnia rientra come teatro d’innovazione infanzia e gioventù) immaginiamo che il prossimo anno, il secondo nel quartiere di Lanera, possa rinnovarsi non un’occasione, come quella data da Matera Capitale della Cultura, ma un consueto incontro tra artisti, pubblico, cittadini e cittadine, ragazze e ragazzi. I «generamenti» – una crasi stravagante ma felice nata dalla spontaneità e dall’entusiasmo che ha contraddistinto il dialogo con le organizzatrici e attiviste dell’associazione Nessuno resti fuori, Barbara Scarciolla e Giorgia De Giorgi – precedono e anticipano il teatro, gettano le basi affinché si crei un linguaggio comune di intenti, azioni e emozioni capaci di accogliere, funzionalmente e trasversalmente, la cultura artistica, la sperimentazione e l’innovazione.

Lucia Medri